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Semplice

Vero è che i racconti delle persone più semplici, apparentemente troppo semplici, riemergono alla coscienza come i più interessanti che si possano ascoltare. Sarà perché chi li esprime lo fa con sentimento puro, che sia di gioia o di sconforto. Sarà perché i semplici usano poche parole per esprimersi, ma le più chiare del vocabolario. Nascono storie sorprendenti da piccole descrizioni Il cane lecca il vello del gatto antico come fosse oro e si aprono visioni da minuti dettagli Il nonno aveva il compito di controllare tutti i pozzi della tenuta e quando tornava a casa con i piedi induriti dal freddo cercava il tepore della stufa, ma un giorno nel cassetto di quella stufa in cui lui sempre posava i piedi, la nonna aveva dimenticato qualcosa e quando v’infilò i talloni induriti per scaldarsi… L’immaginazione del poeta è stimolata ad un’empatica partecipazione con il narratore … povero nonno! 

I racconti dei più sofisticati intellettuali, sul momento, appaiono interessanti, folgoranti, ricchi di contenuti e il poeta è ammaliato, rapito, catturato, com’è naturale, dalla quantità di nozioni che potrebbero entrare nei suoi versi, ma siccome egli per scrivere aspetterà il momento opportuno, perché la poesia è come il vino che per essere buono deve prima fermentare, quel lasso di tempo che intercorre tra l’ascolto e la scrittura mette in luce l’inganno e la malia. Il poeta si siede al tavolo e cerca di ricordare tutto quel ben di Dio che ha dalla voce di persona acculturata attentamente ascoltato e non riesce a trovar l’ispirazione. Alcuni dettagli sembrano emergere, ma sono pigmenti di lapislazzuli che non trovano coerenza. Va a finire che tutta l’abbondanza ricevuta si disperde ed è un vero peccato veder sfumare quel materiale dalla mente. 

E tuttavia il poeta si rassegna e usa la penna per scrivere un’ode alla bellezza del racconto semplice. 

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