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Sipario

Da quanto tempo non piangevi. 

Entri in un teatro. L’ultimo. Si chiude signori. Da domani il teatro rimarrà un faro. Spento. Il sipario si muove come un’onda che non vuol arrivare alla spiaggia. Lambire il pianto liberatorio, che dapprima è estasi discreta e quasi sopita e dipoi si carica di un’energia festante di mani arrossate d’applausi. Gli ultimi. Fino a sanguinare pur di non finire. Infine percepire nella musica all’opera e nelle parole dell’opera, l’allontanarsi della libertà che sai in qualche modo l’arte persa si riprenderà, entrando in un pertugio che è troppo stretto per chi lì non sa come potere entrare. Il sipario chiude l’ultimo spiraglio di un Rinascimento contemporaneo tornato Medioevo. La bell’arte s’addormenta nello spiraglio di quel regno dove tutto è possibile.

Entri in un teatro. Il primo. Si riapre signori. Da domani il teatro tornerà a illuminare come un faro. Acceso. Il sipario si muove come una lunga onda del mattino che lambisce la spiaggia. Immergersi nel primo spiraglio di luce e sentirsi rinascere. 

Da quanto tempo non sognavi.

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