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Refuso

I refusi. Sono come folletti. Arrivano. Scompaiono. Ritornano. Si prendono gioco dello scrittore che… ne è convinto… li ha fatti fuori tutti. 

E invece no. Riaprendo il libro e rileggendo tutto per l’ennesima volta se li ritrova di nuovo tra le pagine, intrusi tra le lettere. Lettere essi stessi, ma beffarde. E ricomincia la caccia. Armato di zoom al 200% e di occhiali graduati e di voce alta per sentire meglio se le parole scorrono e di paziente presenza. Ogni volta è una sfida. Perché lo scrittore ci crede che prima o poi riuscirà a scrivere un libro privo di errori.

E un giorno… udite udite… ci riesce. Ci riesce. Ci riesce davvero a raggiungere quella perfezione che ha un ché di disumano. 

La copia aurea del suo libro è sulla scrivania. 

Esce. Si sente leggero e si permette di festeggiare la disumana conquista. Torna a casa. Entra in camera. Va alla scrivania. 

Il libro è sparito. 

Gli prende un colpo. I folletti. Non riesce a crederci. Hanno fatto sparire il libro. Lo cerca ovunque e quando sta per arrendersi, con la coda dell’occhio, lo vede spuntare da sotto il divano. Lo prende. Lo sfoglia e… si mette a ridere di gusto… ché ora è certo che il libro sia perfetto. Perché il suo primo lettore l’ha letteralmente divorato. 

Zeno, confuso, cammina per la casa con le orecchie basse, la coda tra le gambe e alcuni brandelli di pagina ancora incastrati tra i denti.

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