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Sodalizio

Non so come sia iniziato quel rituale. Uno scatto impresso nel tempo. Come se volessimo fermarne l’essenza. E in effetti è così. In quell’incrocio di calici e di sguardi c’è il nostro sodalizio. Non so neppure come sia iniziato quel sodalizio, ma ho il sospetto che certi incontri non abbiano inizio né fine. Sono un continuum che non può essere spiegato. Così è per noi. 

Mentre parlavamo di polvere e storie e documenti mi resi conto che, seppur in modo diverso, noi facevamo la stessa cosa. CERCARE. Lei cercava indizi di storie passate per consegnarle al presente. Io cercavo indizi di storie presenti per consegnarle al futuro. È nel presente, all’incrocio di quelle storie e dei calici e degli sguardi, che sta il senso della nostra sinergia. Possiamo allontanarci, non vederci né sentirci per mesi, ma ad ogni nuovo incontro ci accorgiamo che il sodalizio rimane in quell’istantanea impressa sulla pellicola del tempo. 

L’archivista, mentre faceva scorrere lentamente i reperti della sua storia, ritrovò, nascosta tra due fogli ingialliti e fragili, una fotografia. La osservò a lungo con le lacrime agli occhi. La posò sul tavolo. Soffiò via la polvere. 

La scrittrice guarda la foto che le porge l’amica e sorride. “Vuoi che te la lasci?” domanda lei. “No, conservala tu” risponde, e non appena l’amica si allontana inizia a scrivere la storia di un sodalizio iniziato all’incrocio di due calici e due sguardi.

[dedicata alla mia cara amica Francesca]

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