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Mezzanino

Il piano ammezzato apparentemente non esiste. È il piano imprevisto che compare in un attimo esitante. Ci puoi entrare soltanto nell’istante in cui compare e poi svanisce. Andato. Non si vede più. Il piano ammezzato lo colgono in pochi. Si apre come un occhiolino in un saluto sbagliato, in un mazzo di chiavi dimenticato, in un brivido bollente in mezzo al ghiaccio. Devi prenderlo così, ammiccando, o ti mancherà per sempre. Nel piano ammezzato fai incontri fuori posto, pronunci parole fuori luogo e cammini lungo un moto che non ti porta in nessun dove. Nel piano ammezzato, appunto, dove neonati con la barba bianca domandano “Dimmi ciò che pensi senza pensare”. Ti senti alquanto imbarazzato. Nessuno fuori di lì ha mai osato chiederti tanto. Frughi in una tasca che sparisce, invochi il cielo che non esiste, cerchi la risposta in un colpo di tosse. L’unica risposta che riesci a dare non sa parlare. Guardi i neonati negli occhi, pregno di questo tuo silenzio, e loro ti cullano nella beatitudine di un parto indolore. Parti dal piano ammezzato salendo su un ascensore che ti porta su, giù, altrove, senza rivelarti dove. Quando scendi e ti volti a cercarlo non lo trovi più perché riportandoti agli altri piani previsti esso muore. Ma tornerà a prenderti in un istante, infilandosi nei pertugi più stretti della tua realtà, apparentemente inesistente. Tutti penseranno sia frutto della tua mente. Tu al pensiero ammiccherai, senza dir niente.  

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