Inquilino
Chi mi ha preceduto in questa casa che non è la mia e non era neppure la sua? Cosa mi ha lasciato di lui? Stralci di vita alle pareti. Frammenti di scotch scollato. Ci saranno state immagini di lui o di qualcosa che a lui interessava. Nell’armadio è rimasto qualche detersivo per le pulizie, alcuni stracci, una scopa, il portafanale di una bicicletta. Ne deduco tu fossi uno sportivo. Ti do del tu perché non devi essere molto vecchio se appoggiati al pavimento hai lasciato anche dei bilancieri per rinforzare il tono muscolare. Ci tenevi al fisico. Alto. Basso. Addominali scolpiti. Muscoli da rimettere in sesto. Biondo. Moro. Cerco di immaginarti mentre ti aggiri tra le stanze dell’appartamento. Sul davanzale della cucina tenevi un posacenere. Fumavi qui, dunque. Ma non c’è traccia di sigaretta e nemmeno di quel cattivo odore che si appiccica famelico a tessuti e pareti. Se aprivi la finestra mescolavi il fumo a quello smog che hai respirato (per quanti anni?). Nella cassetta della posta ci sono raccomandate, abbonamenti, lettere chiuse che non hai reclamato. Chissà se ti serviranno. Lascio sigillato e consegno al proprietario. In fondo non voglio sapere chi sei, voglio solo presumerlo. Ci siamo dati il cambio in questi pochi metri quadrati come compagni di una maratona a staffetta che avanzano in progressione. Entrambi verso una meta lontana da qui. Lascerò anch’io qualcosa di me al prossimo che arriverà. E quando sarò lontana, lo immaginerò immaginare per un attimo me, in base agli indizi di me che gli avrò lasciato