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Bianco

Chi può dire che il bianco sia proprio bianco? Così il cieco che giocava a carte. Non aveva bisogno di vederle per sentire il peso di un poker d’assi e la leggerezza di una coppia di donne. Qualcuno era convinto che imbrogliasse ed era lecito. Un cieco per definizione è un non vedete. “Vedete… ” diceva lui “potete credermi oppure no ma io sento voci di donne, tintinnii di denari, lame affilate di spade, risa di jolly e ho sempre un asso nella manica”. Il bianco può essere bianco sporco. Così il depresso che raccontava barzellette sconce. Lo psichiatra lo ascoltava con attenzione e alla fine di ogni seduta gli domandava “Crede davvero di essere depresso? A parte gli abiti neri che indossa, per il resto a me sembra che la sua vita sia piena di colori”. Il depresso non rispondeva mai. Era depresso proprio perché toccava sempre a lui far ridere la gente. Essendo tutti così seri, raccontare barzellette era l’unico modo per curare la depressione dilagante. Bianco sporco di vita. Così l’invalido che zappava. Lo faceva per cercare sottoterra un bastone che sostenesse la sua precaria condizione. Si appoggiava al forcone infilzato nella zolla e si addormentava sulla carriola sporca di fango. Voleva sporcarsi di quella vita mancante dalla vita in giù. 

Dunque il bianco è bianco, il cieco è cieco, il depresso è depresso, l’invalido è invalido ma… c’è sempre qualcosa che sporca le teoriche definizioni. 

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